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APE REGINA
una giornata per Molly Bloom
 

CREAZIONE 2025 
Primo Studio 6.7.8. marzo 2025
Cubo Teatro/Off Topic, Torino
 
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Scrittura di Giorgia Cerruti

Regia di Giorgia Cerruti e Davide Giglio

In scena Giorgia Cerruti
 

Uno spettacolo di Piccola Compagnia della Magnolia, in collaborazione con Teatro di Dioniso

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DIREZIONI, PRIMI PENSIERI SULLO SPETTACOLO…

 

Il progetto parte da Joyce, dall'ultimo capitolo della Molly.

Vorrei connettere la mia Molly con le grandi lady del cinema del ‘900...Gloria Swanson, Bette Davis, Greta Garbo,..vere e proprie eroine di libertà e azzardo. Una femminilità libera, nella mente e nello spirito; mossa dal principio dell’amore fisico, dotata di uno - spero - irresistibile humour nero, al di sopra e al di là del pudore. Una scena piccola, di 3 metri x 3metri...abbondanti - in cui l'azione si svolge.

 

La cosa che mi affascina in quest’opera monumentale è la sensazione che prima di dire quelle cose Molly non sapesse chi fosse, non si conoscesse ancora profondamente. Una giornata – una sola da mattina a sera (il 16 giugno) che si apre cantando alla giornata e si conclude nel sonno - nella quale verbalizzando_si si scopre di cosa si è fatti. Portare fuori, bucare l’involucro, il corpo, e rivelarsi a sé stessa. E quindi essere un libro franco e aperto per il mondo.

Sono ossessionata dal lavoro immersivo, subacqueo dell’attore, è tra le mie principali ricerche rispetto al mezzo teatrale e questo “capirsi dicendosi” mi ha intrigata molto; mi sembra permettere un lavoro “a rischio”, metodologicamente fondato sull’instabilità del non sapere emotivamente cosa dire prima di dirlo, pur sapendolo cerebralmente. Ovvietà accademica…può darsi… eppure io credo non sia un dettaglio di lana caprina…ecco mi appassiona!

 

Desidero uno spettacolo che passa – anche formalmente - dal corpo dell’attrice e non dal testo. Molly, moderna Penelope, ex cantante-attrice sceglie l’etica del corpo e PORTA nel corpo le tracce delle sue scoperte: se soffre il viso si devasta e le rughe si accentuano, se è in preda all’entusiasmo per qualcosa è chiassosa, scomposta, fa cadere tutto in casa (…ha un dalmata gigante di porcellana come custode della casa…un po’ Crudelia Demon…), se ha fame non ha misure, se desidera è capace di amare per ore e ore da frenetica. Iconica, agghiacciante. Ridicola e noir a tratti. Maliziosa e sbarazzina.

Esperimenti di dilatazione del sé direi, un po’ come le grandi dive del cinema americano nelle loro performances, Gloria Swanson…Bette Davis… dive con cui Molly recita: si rispondono tramite una tv che appare in filigrana dietro una tenda da doccia, Molly conosce tutte le battute dei film, …“che fine ha fatto baby Jane” …

 

Questa lente su di sé è forse però lo schermo di un’importante solitudine -comune a noi tutti- ed ecco che nell’arco della giornata arrivano i momenti di decompressione, in cui è proprio sola e in silenzio, senza presenze attorno a sé; è il tempo in cui fare i conti, azzerare e giungere anche teatralmente al grado 0 della composizione.

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MOLLY THE FLESH_la carne_immediata adesione alla vita.

Giorgia Cerruti

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​LO SPETTACOLO

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Una giornata tutta per sé, per fare un punto della situazione, per terminare quel lavoretto a maglia iniziato e sempre rimandato, per mandare tutto all’aria se necessario. Ecco il senso di quel 16 giugno nel quale, citando Virginia Woolf, una miriade di impressioni - banali, fantastiche, evanescenti o scolpite da una punta d’acciaio - cadono sulla mente di Molly Bloom, personaggio centrale dell’Ulisse di Joyce che chiude il suo romanzo affidandole un miracoloso ipertesto mentale. Fiancheggiando liberamente il parallelismo mitico di Joyce, Molly Bloom è una moderna Penelope, una stralunata ex cantante-attrice che vorrebbe ancora il suo pubblico, che invece di attendere pazientemente il marito Leopold Bloom tessendo la tela, sceglie l’etica del corpo secondo la definizione di Joyce, centro del mondo pieno e vitale, al di sopra e al di là del pudore. In Ape Regina intravediamo la dark lady forte e ironica alla Bette Davis, affiorano gli sguardi grotteschi e dolenti di Norma Desmond sul Viale del Tramonto, e riverbera qui e là l’asciutta sobrietà di Greta Garbo. Il risultato è un esempio di scrittura femminile, di linguaggio liberato dal discorso maschile. Percorrendo liberamente la scrittura potente e universale di Joyce, lo spettacolo traccia una sorta di omaggio tenero, glorioso e dirompente alle grandi lady del cinema del ‘900, icone di libertà, creatività e azzardo. Partendo da Joyce, Molly è The Flesh, la carne; assecondando la sua operosità mentale diurna incontrollata, vorremmo provare a indagare una femminilità libera, nella mente e nello spirito; una femminilità vibrante e indipendente, mossa dal principio dell’amore, dotata di un irresistibile humour nero, centro del mondo pieno e vitale, al di sopra e al di là del pudore. Pensieri e gesti di Molly non sono semplici, ma semplice è la sua motivazione alla vita, immediata la sua felicità di essere viva, di esistere, di volersi addormentare e, prima, di poter pensare a qualcosa: un fiore, la tappezzeria, le stelle, un acquisto. Un sì incondizionato all’Universo, organizzato nello spazio ristretto di una stanza carica di ricordi e aspettative, in cui vivere per trascendere se stessi. Norma Desmond: «Eccomi De Mille, sono pronta per il mio primo piano.»

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