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FEDRAH o della Spietà dell'Amore

FEDRAH

o della Spietà dell'Amore

 

Variazioni attorno al mito e alle sue riscritture

 

 

Uno spettacolo di Piccola Compagnia della Magnolia

NUOVA CREAZIONE 2021

 

 

Elaborazione drammaturgica e regia Michele Di Mauro

 

con Giorgia Cerruti, Francesca Cassottana, Davide Giglio

Orizzonti sonori Guglielmo Diana

Scene e luci Lucio Diana

Tecnico luci Marco Ferrero

Immagini, suoni, parole e sinapsiche verticali Elvis Flanella

Assistente alla regia Alessandro Persichella

Realizzazione scenotecnica Maurizio Fo

Organizzazione/Produzione Angelo Pastore

Segretaria di Compagnia Emanuela Faiazza​

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In coproduzione con Gli Scarti/FuoriLuogo, La Spezia,

                                          con il sostegno di Tap/Torino Arti Performative,

                                                                 con il supporto di Cap10100,

in collaborazione con Istituto per i beni marionettistici e il Teatro Popolare

Marionette di Francesco Arini

 

 

Compiamo questo nuovo viaggio nel teatro con l’artista Michele Di Mauro, operaio della scena, collega e amico, con cui da circa quindici anni costruiamo occasioni per osservarci (scenicamente) al microscopio, nel desiderio di innalzare la consapevolezza del nostro mestiere. Oggi decidiamo di passare dalla zona pre-creativa alla zona creativa: concepiremo una creatura che si chiamerà FEDRAH, che avrà il cuore nella tragedia classica e l’H in nome della Kane. 

Giorgia Cerruti

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Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale l'11 e 12 novembre 2021 presso Gli Scarti/FuoriLuogo, La Spezia; a livello regionale dal 25 al 28 gennaio 2022 presso OFF TOPIC/Teatro Cubo, stagione Fertili Terreni Teatro, Torino. 

 

Sinapsicando tra Euripide e Racine, tra Sarah Kane e Kate Tempest, e passando sotto l’immaginario dissacrante di Elvis Flanella, questa mia FEDRAH (che ha le radici nella reinvenzione del classico e l’H in onore di SaraH) ha nel suo centro drammatico l’AMORE come Inizio e Fine di tutto. L’Amore come Fiamma e Pioggia che l’annulla. L’Amore che sa di gelsomino e di letame, che ti fa risorgere e t’ammazza 2 volte! E intorno ad Esso, famiglie che si sgretolano, passioni che il destino gestisce e gli uomini non riescono a dolmare, vite che durano un giorno e giorni che valgono una vita.

Tre personaggi: Fedra, Ippolito e Strophe (emblematica aggiunta della Kane, che fa della sua rivisitazione novecentesca un nuovo classico per il post 2000). In scena, non un’ipotesi di nuova famiglia reale (di natura fiabesca) ma un azzardo di parallelo coi nuovi Re. Con quelle famiglie che hanno cambiato la nostra storia e continuano a tenerla in pugno. Che hanno sostituito le tragedie letterarie con le proprie, private. E tra queste, una su tutte: quella degli Agnelli, croce e delizia del Popolo dipendente. Luogo dell’effimero e del kitsch.

Un modo per dare alla mia Fedra dei “parenti terribili” ma maledettamente “reali”. Per guardare verso gli Dei con una smorfia di disprezzo e un desiderio di rivincita giornaliera. Non tutto è male, ciò che finisce male, se nel “durante” si assapora la dolcezza dell’eterno.

Michele Di Mauro

 

Perché Fedra oggi? Perché il nostro sembra un mondo refrattario al Sentimento, e quindi alla vita stessa, al futuro che verrà. Nella verità inattaccabile del Desiderio di Fedra è invece contenuta un’oggettività euforizzante, eccitante. Attraversare le innumerevoli riscritture di Fedra vuol forse dire “provare a farsi carico” del cuore emotivo del Mondo: se non ci fosse Lei, tutto potrebbe continuare nella propria indefinitezza, aspettando la fine di tutto. Proveremo a compiere un viaggio tecnico-sentimentale dentro questo mito, spostandolo di fronte a noi, cittadini e belve di oggi. Con questo nuovo lavoro “rovistiamo” ancora e nuovamente tra i miti classici impastando contaminazioni, utilizzando le riscritture come trampolino (o precipizio) per tornare là, al cuore intatto della tragedia. 

Quando inizia e quando finisce un classico? E cosa lo definisce? 

Piccola Compagnia della Magnolia

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Maria Dolores Pesce – DRAMMA.IT

(...) Questo spettacolo di "Piccola Compagnia della Magnolia", per la regia e drammaturgia di Michele Di Mauro, è un ulteriore accesso al mito e sembra voler percorrere questa decadenza, questo imputridirsi della mitologia luminosa del passato in una nuova moderna mitografia, confusa e priva di speranza, senza dei e dunque senza una umanità che non sia sovrapposta su sé stessa. (...) Uno spettacolo di grande impatto, crudele nel senso teatrale più pieno del termine quale emerge dalla forza di una recitazione molto consapevole e coinvolta da parte di tutti e tre i protagonisti. 

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Gabriele Rizza – IL MANIFESTO

(...) Derive e desideri, serpentine giocose, spasmi, sussulti sfrenati, confessioni rabbiose e smaccati appetiti sessuali sono il pane di una variopinta borghesia postmoderna, chiassosamente kitsch. C’è del marcio in questo salottino finto ikea, colori acidi e musica a palla (bell’impasto di Guglielmo Diana) che fa da ring al match di una convivenza impossibile. La famiglia è bestemmia, delirio, trappola morbosa e disordine mentale, è polvere sottile che cova sotto il tappeto e intossica l’aria. La respirano, mentre incassano e schivano colpi con sismica padronanza da provetti sparring partner, Giorgia Cerruti (Fredrah con l’acca tributo a Sarah Kane), Francesca Cassottana (la figlia Strophe), Davide Giglio (il figliastro Ippolito).

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Davide Sannia – KRAPP'S LAST POST

La tesi che Di Mauro porta alla ribalta, supportato da tre performer pronti a tutto e dall’immaginario dissacrante di Elvis Flanella, è il trionfo dell’amore nella sua accezione più carnale e negativa. Un dio che gioca con i corpi dei quali si impadronisce, senza via di scampo. (...) E così sbirciamo dalla serratura nelle “segrete stanze” di Ippolito, mai così uguali al nostro mondo. Il principe (...) è un giovinetto capriccioso e annoiato, dominato da pulsioni erotiche che sfoga indifferentemente con persone e cose. L’amore per il possesso è l’unica espressione che lo contraddistingue. Un essere ripugnante che vive nelle vibrazioni di Davide Giglio, in tensione costante. Accanto a lui Giorgia Cerruti è una Fedrah accecata dall’amore carnale. E’ una donna matura che Di Mauro associa visivamente alla straordinaria espressività della Cerruti.

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Enrico Pastore -  BLOG enricopastore.com

Bisogna imparare a vedere una prova. È forse ancor più difficile dell’acquisire uno sguardo verso lo spettacolo. Soprattutto bisogna conquistarsi la fiducia dell’artista: ti lascia entrare nella sua casa, è nudo e indifeso, va protetto dagli sguardi indiscreti. Ho avuto il privilegio di assistere alle prove della nuova produzione de La piccola compagnia della magnolia FEDRAH o della Spietà dell’Amore, la cui regia è stata affidata a Michele Di Mauro. Durante la visione di Fedrah ho potuto osservare la mano esperta di Michele Di Mauro nell’aver saputo porre gli attori in una condizione nuova per loro, lontana dagli schemi consueti di una compagnia che lavora da molti anni. Nel caso di Giorgia Cerruti e di Davide Giglio, bisognava saper scardinare la loro modalità in cui la forza di una si bilancia con la dolcezza arrendevole dell’altro. Michele inoltre aveva di fronte anche un’altra sfida: amalgamare nella miscela scenica un’attrice come Francesca Cassottana (...) Francesca ha saputo liberare energie potenti nell’incarnare Strophe, la figlia di Fedra. Tra lo sbarazzino e il lascivo, tra l’amorevole e il disdicevole (...).

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Anna Bandettini - BLOG la Repubblica

(…) Michele Di Mauro (…) rilegge le diverse riscritture, ispirandosi a Euripide, Racine, Sarah Kane, Kate Tempest, per parlare d’amore, e dunque di sesso, attrazione, passione, desiderio, in un testo autonomo che a sua volta si intreccia anche alla scrittura scenica… Lo spettacolo, ha tante idee interessanti. Bella quella di iniziare con le sequenze della Fedra, il film di Jules Dassin con Anthony Perkins, Melina Mercouri e Raf Vallone, del ‘62, che dà un mood alla vicenda che poi vedremo in scena. (…) La scena e lo spettacolo è un luogo mentale, (…) caratterizzato dall'accumulo di sentimenti che i personaggi mettono in campo, di sesso di cui si parla in continuazione e solo talvolta si fa in maniera scomposta e onanistica. (…). Ne risulta un lavoro interessante e sincero, che si fa sentire per l’intensità della recitazione soprattutto per quanto riguarda la Fedra di Giorgia Cerruti.

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