CENCI
rinascimento contemporaneo
Creazione 2024_Progetto Vulneabili 22.24
Riscrittura dall'opera di Shelley, Artaud e Stendhal a cura di Giorgia Cerruti
Regia | Giorgia Cerruti
Regista assistente | Alessia Donadio
Con Davide Giglio, Giorgia Cerruti, Francesco Pennacchia, Francesca Ziggiotti
Visual Concept e Disegno luci | Lucio Diana
Sound design e fonica | Guglielmo Diana
Tecnico di Compagnia e datore luci | Marco Ferrero
Costumista | Serena Trevisi Marceddu
Sarta di Compagnia | Daniela Rostirolla
Organizzazione | Emanuela Faiazza
DEBUTTO PREVISTO: autunno 2024
Uno spettacolo di Piccola Compagnia della Magnolia, in coproduzione con CTB/Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile di Torino/Teatro Nazionale, Sardegna Teatro, Scarti/Centro di Produzione di Innovazione Teatrale, La Spezia, con il sostegno in residenza di Teatro Akropolis, Genova
L’OPERA ORIGINARIA
I CENCI è una tragedia in versi di Percy Bysshe Shelley, scritta durante una permanenza in Italia nell'estate del 1819. L'opera, ambientata nella Roma del 1599, drammatizza un manoscritto trovato dall’autore negli archivi del Palazzo Cenci di Roma. In esso sono riportati i terribili avvenimenti che arrivarono a estinguere una delle famiglie più nobili della città durante il pontificato di papa Clemente VIII. Nel 1935 Antonin Artaud riprende la vicenda e ne estrae un feroce dramma, un manifesto del suo “teatro della crudeltà”.
La storia racconta di Beatrice Cenci, eroina moderna capace di coraggio e determinazione, che subisce per tutta la sua breve vita gli abusi e le violenze di un padre tirannico e immorale. Per ottenere la libertà dal padre aguzzino lo fa uccidere, ma lei e i complici vengono scoperti e giustiziati pubblicamente, benché il popolo romano fosse apertamente dalla sua parte. Vittima prima dei soprusi, poi della giustizia.
IL PUNTO DI OSSERVAZIONE
“Il nucleo pulsante dell’opera (accomunando entrambe le riscritture di Shelley e Artaud) traccia una linea che arriva a noi intatta in tutta la sua forza, denunciando l’anarchia del male, il sacrilegio come rovescio della religione, la responsabilità personale dell’ingiustizia che si propaga all’intera società, la religione come fondamento – tutt’oggi – dell’edificio sociale del nostro Paese, malato e bisognoso di laicità”.
Questo discorso politico si apre in Shelley e Artaud a una dimensione poetica di struggente commozione, capace di scuotere le corde dell’amore e della fratellanza con un linguaggio universale. Vorrei provare a innalzare la storia di questa famiglia rinascimentale italiana a simbolo di vulnerabilità alla violenza contemporanea. Una donna sfida il potere virile e parla all'umanità attuale, rivelando le pieghe più subdole dell’odierno potere imperante.
Il punto di vista registico che vorrei adottare aspira – come sempre negli ultimi lavori – ad una reazione tra il teatro e le altre arti: un dialogo vivo dove la scena è debitrice di visioni e soggettive rubate al cinema (qui immagino atmosfere lynchiane che turbano e disorientano l’ambiente) e alla pittura (Otto Dix) e sempre trova rispondenze acustiche in audaci partiture sonore.
Rispetto alla manipolazione dell’opera, credo che vi si debba entrare con la naturalità di un infermiere che si limita a scoprire le piaghe del malato. A tal proposito, mi è rimasta impressa in maniera indelebile la lettera che Shelley scrisse come prefazione della sua opera I Cenci: “Una storia siffatta, se narrata in modo tale da presentare al lettore tutti i sentimenti di coloro che l’hanno un tempo vissuta, le speranze e paure, le certezze e dubbi, le passioni e le convinzioni, vive all’interno e sopra di ciascuno di essi, eppure convergenti tutti verso un terribile epilogo, sarebbe come una luce che illumina alcuni degli abissi più oscuri e impenetrabili del cuore umano (…). Il più alto fine morale a cui si possa aspirare nel più elevato genere drammatico, è insegnare al cuore umano la conoscenza di sé stesso”. P.B.Shelley
Questo il compito che auguro al teatro e che auguro a questo nuovo lavoro. Lo immagino come un percorso dentro l'umana vulnerabilità, fatto di solitudine, voli pindarici, cadute dalle quali a volte ci si rialza a stento. In eterno disequilibrio tra le forme da assumere per esistere nel mondo e la retta luminosa che traccia la nostra essenza.
Per realizzare l’impresa abbiamo costruito un gruppo di lavoro robusto, in primis dal punto di vista attoriale. Un’unione di artisti che ci auguriamo possa smuovere forze audaci, tra elementi stabili della Compagnia e nuovi compagni di lavoro, accomunati da una decennale esperienza nel teatro contemporaneo a livello nazionale.
La componente visiva (scene e luci) è curata - come ormai accade da alcuni anni – dal maestro Lucio Diana; il compositore-sound designer Guglielmo Diana è diventato nel tempo un artista stabile dell’ensemble, capace di arricchire la creazione costruendo imponenti e raffinate partiture sonore che “lavorano” con gli attori.
Giorgia Cerruti
Stiamo vivendo un tempo fragile, friabile, dove abbiamo la sensazione che ogni visione possa – a contatto con l’esterno – polverizzarsi. In questo respiro nasce Progetto Vulnerabili, come visione ardita sul futuro, come tentativo di attraversare sfaccettature dell’umana vulnerabilità attraverso tre opere.
FAVOLA
Creazione 2022. Regia di Giorgia Cerruti – testo di Fabrizio Sinisi
VULNERABILI AL RICORDO
Uno spettacolo di Piccola Compagnia della Magnolia, in coproduzione con CTB/Centro Teatrale Bresciano, Fondazione TPE/Torino, Gli Scarti/La Spezia, Teatro della Città/Catania.
ENRICO IV_una commedia
Creazione 2023. Regia di Giorgia Cerruti – adattamento di Fabrizio Sinisi da Pirandello
VULNERABILI ALLE APPARENZE
Uno spettacolo di Piccola Compagnia della Magnolia, in coproduzione con CTB/Centro Teatrale Bresciano e Operaestate Festival, con il sostegno di Scarti/Centro di Produzione Teatrale di Innovazione, La Spezia.
CENCI_rinascimento contemporaneo
Creazione 2024. Regia e riscrittura dall'opera di Shelley, Artaud e Stendhal a cura di Giorgia Cerruti
VULNERABILI ALL'INGIUSTIZIA
Uno spettacolo di Piccola Compagnia della Magnolia, in coproduzione con CTB/Centro Teatrale Bresciano, con il sostegno di Scarti/Centro di Produzione di Innovazione Teatrale, La Spezia, e Teatro Akropolis, Genova (altri enti in via di definizione).
